mercoledì 28 febbraio 2018

la Signora

[n.2]
Era una domenica abbastanza fredda, lui era da solo e mi aveva invitato a pranzo a casa sua; avevamo da poco finito di mangiare e ci eravamo sistemati in camera sua: giocava la Juve, la sua Juve, la sua Signora, e sapevo che mi aspettava un po di "solitudine" dato che sarebbe stato inavvicinabile per le prossime 2 ore; ci sistemiamo in camera, ma dato che mancano ancora circa 10 minuti al calcio d'inizio lui scende giù a prendere un po di legna per non far "morire" la stufa e in pratica mi lascia da solo in camera sua; tra le foto, i libri, i cd, e i 2 pc i miei occhi vanno a beccare un BlockNotes con una penna in mezzo, e la mia curiosità, purtroppo, non mi evita di andare a sbirciare:
"Chi sei??? chi sei veramente??? cosa sei??? perchè ho come l'impressione di non averti mai conosciuta???alcune di queste domande non si dovrebbero mai fare ad una persona, altre si dovrebbero fare subito, però se a me vengono in mente adesso vuol dire che mi sono perso un pezzo per strada...ogni sera, quando resto da solo con quella sigaretta mi chiedo come sia possibile che restiamo sempre ignari di certe evidenze; com'è possibile che riusciamo a conoscere meglio le persone quando non sono al nostro fianco, o meglio, come spesso non riusciamo a inquadrarle nel modo giusto; la mia conclusione è che forse c'è un qualcosa che vela gli occhi, quel qualcosa che non c'è quando ci troviamo con persone qualsiasi e quel qualcosa che compare quando stiamo con persone che, beh, fanno la differenza. Qui non si tratta di usare paroloni o chissà cos'altro, c'è che esiste un qualcosa che vela la realtà.
Non basta osservare i particolari, studiarli, memorizzarli; non basta riconoscere gli occhi blu o quei capelli arancio a distanza di km, non basta osservare il modo di camminare per conoscere una persona, o quel modo di toccarsi sempre le orecchie. I particolari; una persona la ri-conosciamo in mezzo ad altre mille dai particolari, ma non la "conosciamo"; per "conoscere" ci vuole altro, e se io sono un libro aperto, "conoscibile" e "riconoscibile" sempre e comunque, anche Lei credo sia un libro chiuso...più passa il tempo più ho questa sensazione, e più passa il tempo più avrei voglia di sentire, di vedere, di sapere...
anche se poi c'è quella variabile, quella che mi ritorna in mente ogni volta dopo il secondo o terzo tiro a quella sigaretta: non è ancora una Signora"
Ho avuto appena il tempo di fare una foto allo scritto per leggerlo poi a casa con calma, lui è risalito su come un fulmine; voleva sentire le urla dello stadio alla presentazione della formazione, e urlava pure lui davanti la tv.
E' rimasto lì per tutti i 90 minuti, era con la sua Signora, niente e nessuno lo avrebbe spostato.

venerdì 16 febbraio 2018

"choker"

[n.1]
"Lei eri lì, seduta su una sedia, stava riposando, aveva ballato tanto, e teneva il suo choker in bella vista; lui era dall'altra parte della sala, seduto ma non per riposarsi; a lui non piaceva ballare, aveva solo il piacere di vederla; in realtà l'aveva già vista, l'aveva vista muoversi, ballare, l'aveva vista andare con quella sua solita andatura a cercare riposo in quella sedia; indossava una maglia particolare, scura con una grossa apertura sulla schiena, nella parte bassa della schiena e un paio di pantaloni non tanto chiari, forse jeans; lei era una che ci teneva a mostrare il suo stile, ci teneva a sfoggiare roba nuova, spesso di tendenza, spesso particolare e lo faceva con una naturalezza disarmante. A lui vederla così nel suo mondo non dispiaceva affatto, e poi quella sera indossava quel choker che a lui piaceva un sacco; lei aveva questo brutto difetto, vestiva spesso cose che a lui lo facevano impazzire, dalle adidas bianche molto casual, agli stivali alti sopra il ginocchio, dalle calze a rete che fanno capolino sotto i jeans al choker.
In quel paio d'ore avranno scambiato si e no 2 parole o forse solo un ciao e qualche gesto con cui lui credo gli abbia indicato quel choker, non saprei con esattezza, non mi sono accorto di altro; di sicuro però ho visto che lui non gli ha levato gli occhi di dosso per quel poco tempo che ha potuto; non erano gli occhi di chi vuole arrivare chissà dove, a me sembrava la guardasse come se volesse riempirsi la testa di quell' immagine, un po come fanno gli animali che prima di andare in letargo immagazzinano più energia possibile per sopravvivere alla fase in cui vanno offline.
Lui sapeva che lei era la donna più ingestibile che avesse mai avuto davanti gli occhi; lui pensava di sapere tutto di lei, ma mi sa che in realtà sapeva ben poco.
Mi sono chiesto più volte se ne potesse essere innamorato, e ogni volta mi sono dato sempre la stessa risposta...
Lui non mi ha visto, ne sono sicuro, e immagino nemmeno lei, ma io non ho potuto fare a meno di guardare per tutta la sera."