venerdì 31 dicembre 2010

fine anno...

31 Dicembre...è arrivato il consueto momento dei bilanci e dei saluti ad un anno che se ne va e dei buoni propositi per l'anno che verrà...
i voti a quest'anno che fra poco meno di 9 ore ci lascerà preferisco farglieli dare agli altri, a chi se ne intende, io mi limiterò a ricordarlo (se proprio non posso fare a meno di farlo) come si ricorda un qualcosa di buono, una pietanza o una bevanda che appena l'assaggi da il meglio di se in quanto a sapore odore e colore ma poi con l'andar del tempo se ne va a male...questo è stato il mio 2010...cominciato (metaforicamente parlando) con uno splendido cielo stellato e concluso con un cielo reso invisibile da una fitta nebbia e da una tremenda tempesta...
un anno cominciato con la fantastica esperienza del carnevale e del Cavallo di Troia, proseguito con la gioia per la laurea della mia sorellina e conclusosi con i festeggiamenti del mio compleanno...in mezzo tantissimi bei momenti con tutti i miei amici e tutta la mia famiglia...purtroppo, però, il mio 2010 si è concluso qualche giorno dopo il mio compleanno, metà maggio più o meno, è da qui che è cominciata la parabola discendente...un'estate passata lì,fermo, seduto o disteso ad osservare gli altri che si divertivano, che viaggiavano, che vincevano, che amavano, ed io lì, sempre lì, senza mare, senza calcio giocato, senza voglia, un'estate totalmente opposta a quella fantastica dell'anno precedente...porterò i segni di tutto questo, sia nel fisico sia nel cuore...poi arriva l'autunno, si torna alla vecchia vita, con la voglia di avere una marcia in più, con la voglia di spaccare e di recuperare tutto quello che mi ero perso nei mesi precedenti...e invece ecco il colpo di grazia, morale e non fisico, ma è il più brutto colpo che un uomo possa mai subire...puoi sopperire ad una "carenza" fisica quando in testa hai la voglia di fare (Oscar Pistorius, un esempio...), ma se la carenza è morale diventa durissimo sopperirvi...
Si conclude così questo mio 2010, con un Tony che ha in testa l'idea di rimettersi a correre il più presto possibile, ma non appena allaccia le scarpe è già fermo con le mai sui fianchi a prender fiato, già stanco ancor prima di partire...
Nonostante tutto, nel bilancio ci stanno anche i consueti ringraziamenti a chi ha condiviso con me questo 2010....a chi, con i suoi silenzi assordanti, rotti spesso da consigli utilissimi alla causa, è stato SEMPRE accanto a me....a chi, amico e CAMPIONE, sempre presente ed unico capace di farmi giorire ed emozionare in questa pessima seconda parte....a chi da dottoressa ha trovato, spero il vero amore....a chi, nonostante i sogni, si è dimostrata essere una gran bella persona....a chi con un semplice "toffy mi dispiace" mi ha dato tanto....a chi studia e lavora lontano e nonostante tutto mi dimostra, sempre, che un piccolo pezzo per me c'è sempre....a chi mi ha fatto incazzare come una bestia, ma poi, alla fine, passa tutto....a chi da lontano e da perfetta sconosciuta ha saputo ascoltarmi....a chi ha avuto sempre parole di conforto...a chi, lettrice numero uno di questo blog, si è dimostrata una insaziabile ascoltatrice delle mie "lagne" e pur senza troppe parole mi ha sempre dato una immaginaria "pacca sulla spalla"....a chi è "nfilatu" e sta provando a trascinarci tutti con lui....a chi ha rischiato di lasciarci la pelle con un "colpo di testa"....a chi "amico d'infanzia" non si smentisce mai....a chi ha la "vardella" facile....a chi in questi giorni, pur non passando un momento esaltante mi ha mostrato sempre il suo sorriso....a tutti quelli cho ho dimenticato...a mamma e papà....ad Alex e a Milos.......e a Te, che nonostante la tua indifferenza è stata e sarà per sempre la mia unica sconfitta alla quale non riuscirò mai a rispondere in egual misura, in fondo non posso non volerti bene..chi si ama non si odia...

GRAZIE!!!!!! e che sia un Buon 2011!!!!!

mercoledì 29 dicembre 2010

Viaggiare un po...

Ecco cosa mi ci vorrebbe: sdraiarmi un po, occhi chiusi e...viaggiare...viaggiare lontano...lontano da questo periodo decisamente da cancellare...lontano dalla cruda realtà di un sogno che rimarrà per sempre nel cassetto...lontano da 100 sguardi e 1000 sorrisi...lontano da odori e profumi che mi rimandano a giorni felici e che purtroppo resteranno solo ricordi di tempi belli ma ormai lontani anni luce...lontano da tutto quello che è diventato ormai abitudine e che sarà duro da non seguire...lontano da ciò che riempiva i miei giorni e che ora riempie la bacheca delle mie sconfitte...lontano da quello da cui, adesso, DOVREI fuggire, ma da cui ADESSO proprio NON RIESCO...lontano...so che mi servirà soltanto per un po, per "staccare la spina" e che poi, puntualmente, tutto tornerà a pesare come un macigno...ma a volte è molto meglio passarli 10 minuti di tranquillità, anche solo 10 minuti, quando sono giorni e giorni e giorni che di tranquillità non c'è neanche l'ombra....
E allora su le cuffie e mi faccio un giro...viaggiate con me se volete...

martedì 28 dicembre 2010

Non fare...

Che sarà mai perdere qualcosa? Si perdono tante cose.Crescere in fondo equivale più a perdere che ad acquistare.Non è così difficile, in fondo non c’é nulla da fare. E’ tutto un non-fare.
Non-nominare o non-parlare. Facile. Non-pensare. Impegnativo ma fattibile. Non-frequentare quei luoghi: semplice. Non-vedere: complicato. Non-ricordare: richiede vigilanza. Non-paragonare: migliora la qualità della vita. Non-respirare: difficile ma risolve tutti i problemi, dicono.
La buona notizia è che ci sono abbondanti casi in natura di chi riesce a (non) fare tutto questo. E in effetti funziona. Funziona come funziona buttare via il forno se non riesci a fare una torta decente. Funziona come gettare via un abito perché s’é macchiato di silicone o perchè s'è strappato. Però funziona.Il problema semmai sta nel riuscire a restare sul sentiero del non-fare. Altrimenti la prima cosa che incontri è un grande punto interrogativo preceduto da un ‘Perché’. Una domanda semplice che può seppellirti. Perché succede? Perché a me? Ma soprattutto: perché se è giusto mi sento così? Perché se dobbiamo seguire le sensazioni mi trovo a non-fare?
Posso smettere di far battere il cuore. Ma tutto questo sforzo che senso ha? E soprattutto: che me ne faccio di un cuore che non batte?
Ma sono fortunato: non devo trovare risposta a nessuna di queste domande. Devo solo mettere i piedi in fila per allontanarmi da esse il più rapidamente possibile.
Io soffro. Lo dico, lo vivo. E quello che si vede è solo la punta dell’iceberg. E va bene. E’ giusto: perché il vuoto è grande tanto quanto il qualcosa che prima lo occupava. Ma il mio modo di metabolizzare senza farmi del male permanente è vomitare fuori. Plateale, forse. Disgustoso e scomodo, a tratti. Ma mio. Non sono la persona più perfetta di questo pianeta. Ma soprattutto: non mi interessa esserlo.
Ci sono volte che scelgono per te e devi per forza subire qualcosa che mai avresti voluto. Ci sono volte che sei tu a poter scegliere....Come ad esempio quando puoi chiudere gli occhi e non guardare se pensi che non ti piacerà.
Vivere bene in fondo è un’arte delle piccole cose: riuscire a non-fare...

"il miglior modo di superare una sofferenza..."

Notte insonne quella appena trascorsa...è dura dividere gli spazi, anche se solo per poche ore, con la cosa che sai di volere e allo stesso tempo sai che non potrai mai avere...è dura perchè magari situazioni del genere potevano accaderti in qualsiasi momento e invece si presentano puntualmente quando non dovrebbero...lo so, non dovrei lamentarmi sempre perchè in realtà non mi manca nulla, però quando coi pensieri non ci sei, credo che lamentarsi o stare giù di morale possa diventare una scomoda routine...
Non potendo far altro, stanotte giravo per il web e mi sono imbattuto in un blog, un certo Mushin...non so chi sia, ma credo di aver trovato in lui o meglio nelle sue parole qualcosa che sento anche mio...
Qui di seguito vi passo un pezzo suo, leggetelo, lo passo perchè spero che possa servirMi da insegnamento in questo momento decisamente NO della mia vita:

"Una metafora che ho usato altre volte per spiegare la mia idea di amore è quella del fiore. Mi resi conto in passato di come io interpretassi l’amore per una persona come fosse un fiore: fragile, andava protetto, colorato, era sempre accarezzato con lo sguardo, tenero, andava nutrito e curato, profumato, non doveva mai stai lontano dal dalle mie narici.
Lo curavo come se dovesse vivere in eterno, lo vivevo come se fosse stato creato per me. Il mio amore.
Ho perso molti fiori in questo modo, ed ogni volta mi sono sentito profondamente sbagliato. Mi rimproveravo di aver fallito, di aver sbagliato tutto, di non aver fatto abbastanza. Ho pianto, perché rivolevo indietro il mio fiore. Ho sofferto, perché se il fiore era appassito allora avevo perso il mio tempo.
Poi ho scoperto che l’amore non è il fiore: il fiore è solo il suo frutto. L’amore è il campo, è la terra che custodisce quel nulla per la vista che racchiude già un miracolo di fragilità e profumata bellezza pronto a inondare di colore il mondo: il seme. L’amore è immortale come la terra, il modo in cui si manifesta è caduco come un fiore.
Se la manifestazione dell’amore è così fragile e mortale che nonostante richieda infinite cure ed attenzioni, muore comunque come un fiore, ha senso cercare e vivere l’amore? Perché dargli importanza? Se è una sofferenza così inevitabile, per quale perverso motivo dovremmo gioire se sappiamo che che la nostra gioia di oggi sarà il dolore di domani?
L’amore è. Non si può impedire all’amore di manifestarsi, così come non si può impedire ad un campo di far germogliare i fiori. Il dolore e la paura che viviamo sono solo il nostro attaccamento alla manifestazione dell’amore: persone, luoghi, esperienze. Fermare la naturale morte delle esperienze è come cercare di far cambiare il corso di un fiume chiedendogli di scorrere al contrario, oppure piangere perché non siamo riusciti ad impedire al sole di tramontare.
Ma i fiori poi muoiono davvero? Ogni petalo perso così come ogni lacrima pianta, ogni fiore appassito così come ogni persona che è uscita dalla nostra vita, ha lasciato un segno. Invisibile ma solido. Ogni fiore che muore così come ogni fallimento che viviamo fertilizza il terreno del nostro amore rendendolo più ricettivo, meno sterile. I fiori di domani vivono dei loro fratelli appassiti così come le esperienze che viviamo oggi sono condizionate da quello che abbiamo già vissuto. L’unico modo per imparare ad amare è amare incondizionatamente.
Non è stupendo? Quello che rende immortale l’amore non è una persona che ti sta sempre accanto, ma la tua capacità di non identificare in lei il tuo amore. Non significa che il tuo amore sia per tutti come ogni campo cresce fiori differenti. Né che il tuo amore si possa dare a tutti, perché un campo per mantenere un fiore si impegna, lavora, e crescere un fiore bellissimo spesso significa dedicarsi solo a quello.
Se hai amato non hai sbagliato. Se hai fallito hai solo imparato a crescere meglio un fiore. Se ti senti in colpa è solo perché non hai accettato che i fiori non muoiono e non nascono: si trasformano.
Quindi se di recente hai perso un fiore ci sono due cose che ti consiglio di fare: la prima è non rimuoverne i resti dal tuo campo, al contrario devi farli abbracciare alla terra, il più in fondo possibile affinché diventando per sempre parte di te quel dolore possa fertilizzarti. La seconda cosa che ti consiglio è di avere pazienza e sorridere: è il modo migliore per aspettare la prossima primavera.
Il miglior modo di superare una sofferenza non è quello di evitarla o resistergli, ma di abbracciarla stretta correndole incontro. Prima il fiore morto è abbracciato dalla terra, prima la fertilizza aiutandola a crescerne uno nuovo e più bello.

“Per arrivare al giorno non c’é altra via che la notte” (Gibran).

sabato 25 dicembre 2010

et voilà...

Ebbene si...sono tornato!!
praticamente, se hai una passione e se hai tutte le carte in regola per poterla praticare, qualunque essa sia, se la metti da parte perchè il peso di una sconfitta è più grande della forza della passione stessa, beh...avrai perso due volte...
io me ne sono accorto, forse tardi o forse presto, e dato che di sconfitta me ne basta una (anche se per cancellarla mi serviranno diverse vittorie)...io torno a scrivere!
dovrò inventarmi qualche nuovo argomento, ma...pazienza...l'importante è che la passione non sia svanita...
ah, dimenticavo BUON NATALE!!!