venerdì 20 luglio 2018

allucinazioni vere e realtà inventate

[n.22]
L'indomani arrivò la doccia fredda: la diagnosi degli esami al ginocchio era molto più negativa del previsto; passò diversi giorni emotivamente pessimi, e so per certo, conoscendolo, che ancora non l'ha digerita; il sabato di quella stessa settimana, appena sveglio, accessi il telefono e trovai un suo messaggio; io sarei stato lontano dal paesino per qualche giorno e sarei tornato alla base sabato pomeriggio, impegni familiari. La sorpresa non fece altro che alimentare la mia voglia di ritorno alla base:
"Hey; difficilmente scrivo a qualche amico a quest'ora della notte e ti chiedo scusa se il tuo sabato comincerà con le mie paranoie...so che tu sei ormai appassionato alla storia, e volevo confidare a te un qualcosa che forse ti aiuterà a capire altro, e allo stesso tempo aiuterà me a memorizzarlo bene in mente. I luoghi del gioiello sono come me li ha sempre descritti; il divanetto un paio di metri davanti la tv poco prima di entrare nell'angolo cucina; quadri appesi sui muri, qualche foto di famiglia; un paio di occhialini con montatura rossa poggiati su una superficie in marmo che sovrasta un piccolo muretto posto di spalle al divanetto. accanto alla tv, un caminetto ornato da qualche souvenir, uno da Atene su tutti; ho immaginato il suo odore, dal primo gradino fino all'ultimo centimetro esterno del balcone; ho immaginato di vederla muoversi con scioltezza nei suoi spazi, aprire il frigo, prendere l'acqua, i piatti, le posate, tagliarsi la solita mozzarella o qualche pomodoro; bere mentre guarda il telefono, guardare il telefono mentre azzanna con feroce dolcezza la fetta biscottata, si perchè una fetta di pane può risultare pesante da smaltire e può alterare quelle forme che io vedo perfette ma che lei vede andare oltre, ma questa è tutta un'altra storia. L'ho immaginata parlare a bocca piena, e poi accorgersene e mettere la mano davanti; deglutire con forza e spalancare gli occhi davanti a qualche stupidata culinaria vista davanti a lei; accennare la parole di qualche canzone moderna, e parlare con qualcuno li, mostrando spizzichi del suo ego, gesticolando e facendo quei suoi soliti movimenti con la testa, rapidi, per girarsi da un lato all'altro per poi ritornare ai nastri di partenza; l'ho immaginata pulirsi il muso dopo aver divorato un pezzo di carne non prima di averle tolto un pizzico di grasso; l'ho immaginata sorpresa a qualche battuta di chi porta il suo stesso sangue; l'ho immaginata alzare lo sguardo verso di me, accorgersi che il mio era già su di lei, e girarsi di botto dall'altro lato; l'ho immaginata passarmi e spassarmi accanto, sedersi accanto; ho immaginato quel suo odore, finalmente l'avevo ritrovato; ho immaginato i suoi sorrisi, quei sorrisi diversi, quelli normali che riserva a tutti, e quelli un po arrossiti, con la lingua tra i denti, che riserva solo a chi la osserva, e mi sono sentito, ancora una volta, un privilegiato. A volte tutte ste cose che ho immaginato, mi sono sembrate talmente vere che ho pensato di viverle realmente. Ma più scrollavo la testa, più tornavo qui, nella mia stanza, seduto su una sedia, gamba destra distesa e poggiata su un altra sedia con la borsa del ghiaccio sul ginocchio. Credo di avere le allucinazioni stasera. Non ricordo cosa ho fatto tutta la seconda parte del giorno, ho immaginato o ho vissuto???
Il ginocchio lo piego un po di più da oggi, posso camminare discretamente bene anche se ci vuole un bel restauro. Non dirmi nulla dopo che leggerai sto messaggio, non pensare che sono ubriaco.
Ci rivediamo domani sera, birra patatine e sei libero di dirmi ciò che vuoi. ciao!!"
"Questo e pazzo" pensai, ma assecondai la sua richiesta. Nessuna risposta...

"conseguenza & scelta"

[n.21]
Sapevo che Cristiano non fosse tra i suoi preferiti, a lui piacciono quelli bravi e silenziosi, quelli che farebbero volentieri a meno delle luci dei riflettori; insomma lui era un Messiano; ma si trattava di uno dei due più forti al mondo che avrebbe giocato per la sua Vecchia Signora, non se lo sarebbe perso. Erano le 16.30 quando mi presentai a casa sua: avevo voglia di leggere quell'altro pezzo che mi aveva pubblicizzato qualche sera prima; portai con me un superpacco di Rustiche, così, per rubargli un sorriso appena mi avrebbe aperto la porta.
Ci sedemmo in camera sua; mi raccontò come procedeva la sua riabilitazione, a rilento a dire il vero. Mi disse che a giorni avrebbe fatto finalmente una risonanza, anche se immaginava cosa avesse e che fosse qualcosa di lieve, ma per fugare ogni dubbio si era deciso a farsi vedere; finalmente aggiungerei. Io andai subito al dunque; avevo una voglia matta di scoprire altro sulla famosa ragazza-gioiello; Gli dissi "guarda va, fammi leggere quel pezzo che mi avevi promesso, così poi siamo liberi di vedere tutta la presentazione di Cristiano, con il pre e il post, così te lo studi un po". "C'è poco da studiare sai, dovrei solo cominciare ad abituarmi all'idea di sentirlo parlare sempre con quei colori addosso; probabilmente da quest'anno più che mai spegnerò la tv al triplice fischio, così vedo e sento solo quello che succede dentro il campo, Le tribune televisive, i discorsi da bar, me ne fotterò le palle...scusami." Notavo ancora qualche segno di sofferenza nei suoi occhi, ma non feci in tempo a scrutarlo ancora un po che mi diede un altro foglietto dei suoi; era il pezzo che mi aveva promesso. "Tieni, leggi; ogni promessa è un debito..."
"La scelta di stare lontani, il giusto, da tutti per non innamorarmi di nessuno è l'ennesima scelta dettata dalla testa, da quella testa che tiene sotto scacco il cuore; se è vero che non puoi porre limiti al caso e al destino, puoi però in qualche modo cercare di evitare che ti mettano il bastone tra le ruote. La prospettiva futura di andare via dalla mia terra per cercare fortuna altrove già mi metteva il groppo in gola, lasciare gli affetti non è mai una cosa semplice; e la sola idea di trovare un'altra persona che mi facesse da seconda casa e da cui, per forze maggiori, mi sarei dovuto allontanare e che avrei dovuto mettere da parte mi faceva stare poco sereno; essermi innamorato di lei però, è un qualcosa che esula da tutto questo; forse ci sono amori di serie A e di serie B, amori più forti e amori più deboli, amori fatti di baci e amori fatti di sesso e "ciao come stai"; essermi innamorato di Lei è un concetto a parte; la verità di fondo è che io sono stato sempre innamorato di Lei, probabilmente dalla prima volta che mi sono soffermato ad osservarla; e credo siano passati molti anni ormai. Un amore particolare, un amore diverso: un amore che sa di esserci, ma che sa di non poterci essere, o di non doverci essere. Come il mio amore per Emily Ratajkovski, cioè l'amore per una persona che sai di non poter avere mai al tuo fianco; con lei è così, con una piccola variante, che rende forse tutto più bello, più magnifico, più assurdo: lei c'è, posso tenermela accanto, posso sentirne l'odore, posso guardarne da vicino le sfumature. Immagino che sarebbe stata una di quelle da ammirare a distanza se solo quella sera il caso non mi avesse giocato a fianco.
Innamorarmene è stata una conseguenza, e per certi versi anche una scelta. Ti concentri su una persona, cerchi di studiarla, di capirla; impari qualcosa di lei, impari ad aprire orizzonti che pensavi la società non ti avesse imposto, impari a capire emozioni, sensazioni, discussioni e concetti di cui non ti era mai interessata una mazza; impari ad apprezzare modi e comportamenti opposti ai tuoi, impari a calarti in situazioni che non pensavi potessero fare al caso tuo; impari. Mi sono ritrovato a cavalcare cavalli che portavano in grembo emozioni contrastanti, mi sono ritrovato a saltare da un cavallo all'altro, ho imparato a tenerli a bada tutti...o quasi. E come conseguenza, me ne sono innamorato, perchè tutte queste cose, questo mix, questo intruglio è fatto talmente bene, è talmente armonioso, che mi piace troppo. Innamorarmi credo sia stata anche una scelta. Perchè posso volere, ma non chiedo e non posso pretendere; perchè forse sarà meno doloroso, un giorno, allontanarsi fisicamente; perchè anche lei, forse prima di me, si allontanerà fisicamente. Perchè lei ce l'ho dentro, manca solo qualche piccolo tassello, e poi potrò dire con assoluta convinzione, che ovunque andrò la porterò con me. Il mio essermi innamorato di lei è particolare, forse a tratti completamente incomprensibile; e probabilmente non basteranno righe e righe per riuscire a spiegarlo, sia perchè è difficile farlo sia perchè difficilmente chi legge capirebbe. Non sono uno scrittore maledetto, cupo e incomprensibile; sono un inguaribile romantico che per adesso tiene molto bene a bada il cuore, che si morde il fegato per "ciò che sarebbe potuto essere sè e solo sè...", che guarda odora e ascolta più di un qualsiasi normale essere umano, che per ragionare in questa storia ha scelto solo la testa, che ha trovato il "gioiello impossibile", si è bruciato e se ne è innamorato."
Io leggevo e lui divorava le sue amate patatine, con nel viso un misto di soddisfazione e curiosità.
Dopo tutto questo tempo, non sono ancora riuscito a capire quali sono o qual è il motivo che rende tutto impossibile; cercai di estorcergli di più quel pomeriggio, ma non riuscì a cavargli dalla bocca altre parole in merito. Poi cominciò il collegamento con lo Juventus Stadium, e i miei tentativi si interruppero bruscamente: non credo ci sia gioiello al mondo che possa allontanarlo dalla Vecchia Signora...

domenica 15 luglio 2018

"Tak"

[n.20]
Il giorno dopo rilessi quel pezzo un sacco di volte ma ancora oggi, a distanza di diversi giorni, non sono riuscito a contestualizzare gli eventi, se non il famoso giorno del matrimonio, il giorno da cui, come dice lui, cominciò tutto. Ma tutto ciò mi ha fatto tornare quella curiosità quasi maniacale, ossessiva e compulsiva. Nelle sere successive lo osservai anche più del dovuto, cercai di scrutarne ogni piccola deformazione umorale, ma non riuscì a carpire altro. Venerdì sera uscì tardi e a sorpresa, non lo vidi in giro, e cominciai ad avere i rimorsi di coscienza: invece di stare a casa a leggere dopo cena, sarei dovuto uscire presto; il libro mi avrebbe atteso prima di andare a letto. Cercai notizie dagli altri ma nessuno sapeva; la macchina non era sotto casa: chissà dov'era. 
La mia serata andò via così, con un occhio alla strada nell'attesa di vederlo passare e un occhio alle persone che vedevo in giro, cercando di capire chi potesse mancare oltre lui. Il fatto è che non mancava nessuno, dai bambini, ai ragazzini, ai ragazzi agli adulti; nessuno mancava; i soliti, eravamo tutti lì, come sempre.
Alle 2 e mezzo, così dal nulla, si materializzò. Scese dalla macchina, con mezza zoppìa e con la sigaretta in bocca, come se il suo seguire Tommaso Paradiso lo avesse completamente reso un adulatore integerrimo. Aveva un'aria strana, tra il sorpreso, lo stanco e il sorridente. Salutò tutti, pacche sulle spalle e carezze e si inserì subito nei discorsi che stavamo facendo. Mangiò il classico pacco di "rustiche", per lui ormai routine ad una certa ora della notte, e si venne a sedere accanto a me.
* sono stanco ma non mi voglio ritirare; a casa fa caldo, e poi so di certo che non dormirei...
"che hai fatto stasera??" dissi; lui mi prese il braccio, e zoppo per com'era mi trascinò qualche metro più in la
* non vedevo una persona da tempo, e per certi versi ne avevo anche bisogno. Ho passato una bellissima serata, di quelle che fa caldo e cerchi di sentirne di più, di quelle che la risata è solo uno dei contorni, di quelle che quando poi ci ripensi dici "ne è valsa la pena". Però poi due parole e la voglia di sentire quello stesso odore che ti frulla in testa nonostante sei immerso in altri odori e sono scappato. Stasera quell'odore era diverso, nel senso che era più forte forse, insomma si sentiva di più; probabilmente i miei sensi erano più sviluppati, captavano di più, non erano sazi. Era più rilassante del solito e contemporaneamente faceva tremare i muri; il "tak" delle spalline mi rimbomba ancora in testa, come quello sguardo, su richiesta, poco prima della chiusura dell'incontro; come il suo incedere col rumore dei sandali che ancora vedo e sento se guardo lo specchietto retrovisore. Il mio diavoletto, quello di cui parlo in quel pezzo che ti ho fatto leggere, aveva stravinto stasera, e pretendeva di continuare a farlo perchè forse si sentiva sicuro; ho faticato per batterlo; 5 camicie, non 7, ma ce l'ho fatta. A volte certe cose, certi sguardi, certi gesti, certe parole, certi odori, sembra come riscoprirli da zero; ma sono sempre quelli; a volte ciò che vedi e senti in 5 minuti, anche se è già sentito e già visto, ti resta più di tutto ciò che c'è stato. Stasera sono stato io cielo e terra, o sole e luna, e adesso, a quest'ora, a bocce ferme, ti dico che di stasera, preferisco l'odore del gioiello che il sapore della cena.
Volevo dirlo a qualcuno, e chi meglio di te...adesso vado, metto un po di ghiaccio al ginocchio se no poi faccio tardissimo; domani vado a mare con peppe, se non dovessimo vederci, ti dico già da ora vieni lunedì pomeriggio, guardiamo la presentazione di Cristiano alla Juve in tv e così ti faccio leggere qualche altro pezzo che ho scritto. Saluto gli altri e vado. Ciao!!
Salutò con molta tranquillità, come se realmente passasse da sole a luna in un amen, e andò a casa. Credo di capire a cosa si riferisse con cena e gioiello: quest'ultimo, il mio grande dilemma; la cena, beh, un tempo erano abbuffate che lo rendevano felice, adesso avrà sicuramente cambiato dieta...o gusti...

martedì 10 luglio 2018

i "tre inizi"

[n.19]
Mi ero promesso di andare a fargli visita a casa, il rispetto di un amico viene prima di tutto, e se lo meritava. Quella sera il modo in cui se n'era andato mi aveva lasciato con l'amaro in bocca, e per di più, l'indomani, venerdì, non avevo avuto l'occasione di rivederlo, per cui decisi di andarlo a trovare sabato pomeriggio. Mi presentai a casa sua con un bel vassoio di cannoli alla ricotta, almeno così ero sicuro di strappargli un gran bel sorriso. Mi raccontò un po come si era fatto male, con molta lucidità, come sempre del resto, mi fece capire che era tutta colpa sua perchè nonostante sapesse che forzando un po si sarebbe nuovamente fatto male, luì, forzò la mano ugualmente, "ma furono tanti i motivi e poi ne avevo troppa voglia" mi disse. Lo ammiravo per questa sua capacità di essere sempre lucido, in ogni cosa; magari qualche volta converrebbe non esserlo, converrebbe essere istintivi o comunque poco razionali, ma lui in questi ultimi anni ha sposato questo modo di fare e nonostante avesse avuto nel tempo qualche rimorso, si comportava sempre seguendo questa linea.
*Ti ricordi qualche settimana fa, quando ti dissi che avevo in mente di scrivere un qualcosa, un racconto, una storia divisa in 27 capitoli, in cui racconto un po quello che sto vivendo??
Stavamo guardando e commentando un po le foto che aveva appese in camera e se ne usci un po a sorpresa e un po fuori-luogo, con questa domanda. Risposi "Si certo. Ricordo che mi avevi anche fatto leggere un piccolo pezzo che però non sapevi come inserire..."
* Si si...bene. Sai, ho già scritto tanto, mi manca poco per arrivare al "capitolo 20"; mi ci sto impegnando, la fonte mi ispira bene nonostante tutto. Adesso ti faccio leggere il primo capitolo; ne avevo stampato 2 copie, te l'avrei dato una di queste sere...sfrutto così l'occasione che sei qui, e te lo do adesso. Devo ancora preparare una piccola introduzione al racconto, ma credo sia normale che questa venga partorita a lavoro finito. Tieni leggilo. Il racconto comincia così:
"Certe storie succedono davvero. Certi momenti si vivono davvero. Questo è il racconto più assurdo e bizzarro che forse sia mai stato raccontato, assurdo e bizzarro come potrebbe essere il rapporto tra due persone che rappresentano due mondi opposti e che nella realtà si potrebbero incontrare solo se girando di fretta l'angolo della strada, e con direzioni opposte, andrebbero a sbattere l'una contro l'altro.
Tutto ebbe inizio anni fa, e di per sè questo è il punto più assurdo. Tutto ebbe inizio una sera d'estate, il 16 Luglio 2015 per essere precisi. Una sera di quelle passate a fare baldoria, con gli equilibri psico-fisici alterati dal cibo e dall'alcool; una serata ad oltrepassare i limiti, come è giusto che sia quando il tuo compagno di banco delle medie, del liceo e coinquilino negli anni universitari si sposa. Una serata di quelle che hai vissuto anni prima e che è sempre un piacere rivivere; una serata di quelle in cui se riesci un attimo a stare fermo e riesci a fissare una qualsiasi forma di orizzonte, lo vedi obliquo, sfuocato, scolorito. Per essere ancora più precisi, tutto iniziò con un like su instagram, un banalissimo like in effetti; un like arrivato, però, dopo le 3 del mattino, quell'orario quando un piccolo briciolo di lucidità comincia a fare a spallate con gli equilibri alterati per riprendersi il posto che gli spetta. Da quel like, inaspettato come un 30 e lode all'esame di genetica, in un amen la situazione precipitò; partì un messaggio, inutile, e forse anche stupido; ma ancor più inaspettata, come la neve in estate, arrivò la risposta. Da quella sera, non è assurdo dire che si creò una specie di rapporto; un rapporto che non era niente in realtà, un semplice scambio di battute ogni tanto, un rapporto che non doveva essere niente perchè era niente realmente. Tant'è che passarono un paio d'anni e tutt'ora non ricordo assolutamente nulla in merito. In questi anni ciascuno di noi ha avuto il suo da fare, le sue storie...ah, le storie, forse l'unico punto di unione: ritrovarci, una sera, seduti di fronte su due panchine, lei col suo ragazzo, io con una crépe e con accanto una che in fondo non è stata mai la mia ragazza. Vedi le casualità a volte che scherzi ti fanno, soprattutto quando vai a ritroso nel tempo e osservi bene ciò che prima non avevi neppure guardato...
Forse la mia capacità di rimuovere le cose, ha fatto si che insieme a quella mia pseudo-storia rimuovessi tutto ciò che mi è accaduto in quel periodo, come se fossi andato dal parrucchiere per farmi tagliare i capelli, e lui m'avesse tagliato capelli e testa. Ho rimosso tutto il contorno, e ho un vuoto. Non ricordo il come e il perchè, non ricordo come sono arrivato al punto di ricevere una foto, un selfie, di una ragazza bellissima, vestita di una maglia nera e luccicante, con una mano sotto il mento e i capelli legati con una coda che pendeva a destra. Non ricordo come l'assurdo si sia potuto manifestare così. Non ricordo il legame con quel messaggio e questa foto; adesso posso ammettere che quello probabilmente sia stato il secondo inizio di questa storia assurda e bizzarra; so solo che è sempre stato un mio pallino lei, e forse la spiegazione è che quel like è stato come una scintilla che mi ha fatto accendere la sua casella nella mia testa. Non fu la prima, quella foto, e non fu neanche l'ultima: ricordo quella col maglione blu extra-large, quella con gli occhiali intenti a studiare, quella col vestito nuovo da mettere alla prima "occasione", quella col parka, quella col rossetto rosso porpora che metteva in risalto le labbra rispetto al chiaro dei capelli del viso e del maglioncino; in fin dei conti, nell'assurdità era però un rapporto normale: nessun contatto reale, eccetto qualche sporadico momento dovuto ad alcune circostanze particolari, ma tutto virtuale, come se i pianeti non si riuscissero ad allineare per dar vita a un filo logico su cui far camminare il tutto. Un "rapporto" che così, durò fino ai primi giorni di Luglio 2018: da lì, il terzo inizio di questa famosa storia, assurda e pazzesca perchè presenta 3 inizi senza mai aver presentato una fine. 
Era una sera calda e umida, fuori c'era un sacco di gente, la musica dal palco in piazza rimbombava fin dentro casa mia; io uscì tardi quella sera, ero stato a giocare a calcio lontano da qui, e avevo voglia di sedermi e mettere un po un freno a quella frenesia che mi aveva travolto in quel periodo. Inaspettatamente arrivò una telefonata " dove sei?? perchè non scendi va e stai qui con noi, e porta qualcosa da bere..."
A volte non hai neanche il tempo di capire bene, di organizzarti, forse nemmeno il tempo di decidere; inconsciamente una parte di te ha già scelto e non puoi fare altro che accodarti, senza chiedere perchè, senza se e senza ma. Andai. 
Lei era lì, non era da sola, ma spiccava come Venere in un pienissimo cielo stellato d'estate. Indossava un paio di scarpette bianche, shorts e una canotta scura. Ad essere sincero ricordo che aveva dei piccoli vuoti di lucidità, come se qualcuno da qualche parte avesse deciso di chiudere il cerchio nel modo opposto rispetto a quello in cui lo aveva aperto. Fu la mia poca lucidità ad aprirlo, fu la sua a chiuderlo. Passammo diverse ore a parlare, parlammo di tutto e di più, e fu proprio quello che più mi colpì di lei: la possibilità di parlare di qualsiasi cosa e la sua padronanza nel parlare di qualsiasi cosa. Era un concentrato di energia che non perdeva mai colpi; parlava parlava e non stava ferma; quella sera penso di aver conosciuto tutte le posizioni possibili mediante le quali un essere vivente può stare seduto; la sua forza e la sua voce si mescolavano con il forte odore di rosmarino, con qualche nota musicale che, sfuocata, arrivava dalla piazza e con il rumore delle auto che sfrecciavano nella strada antistante. Teneva banco come il miglior professore dell'università di Harvard e io ascoltavo e ammiravo come se fossi lo studente modello, forse anche un po il secchione di turno. Mi piaceva, e più la guardavo più capivo di aver ragione. Era tutto assurdo però. Tutto. Passava il tempo e l'umidità si trasformava in leggero fresco, ma lei quella sera era tutto ciò che si potesse desiderare: accanto a lei il fresco non si sentiva. Rideva e si mordeva la lingua; parlando a manetta ogni tanto le se asciugavano le labbra, perciò le bagnava, spesso, con la lingua. L'avrei baciata. Una, due, dieci, cento volte...ma ogni volta l'angioletto sulla spalla destra batteva sul tempo il diavoletto sulla sinistra e mi faceva ragionare. Era tutto talmente bello e talmente assurdo e fuori luogo che lo ricordo come se fosse stato un attimo fa. La sua innocenza cozzava col suo essere donna e il mio angioletto faceva continuamente a cazzotti col diavoletto. I suoi discorsi, le sue mille posizioni scomode e poco durature e i miei duelli interiori durarono a lungo, si trasferirono in macchina e continuarono fino a notte fonda, fino a quando, ahimè, dovetti lasciarla sotto casa; si perchè nell'assurdità generale, erano da molto passate le 3 del mattino, e se per me non faceva alcuna differenza, per lei era decisamente tardi. 
Non riuscì a levarmi quella serata dalla testa, non ci riesco tutt'ora. Ogni volta che torno in quel posto rivedo le stesse cose, sento gli stessi rumori, gli stessi odori, e vedo lei seduta su quel tavolo bella come il gol di Del Piero nella semifinale mondiale alla Germania. 
Soltanto una cosa rimpiango di quella sera: "ma a parte tutto, tu sei realmente innamorato di me???"  - risposi che era tutto assurdo e che non avrebbe avuto senso e quindi la risposta era NO; in realtà, erano vere le motivazioni, ma la mia vera risposta sarebbe stata SI."
Rilessi quel pezzo un paio di volte, con lui che mi guardava e aspettava qualcosa da me. La sua espressione era un misto di soddisfazione e tristezza, come se fosse felice di aver fatto qualcosa di bello ma un qualcosa che provocasse in lui malinconia. Come se fosse bello ma irreale, o forse semplicemente passato.
"Ma è tutto vero??" chiesi.
* Si; direi che è anche abbastanza completo. Tu sei stato un po con me quella sera, tu sei stato un po con me per ciascuno dei tre inizi; se riordini un po la mente, vai a ritroso e leggi bene, capirai forse quando è stato...
# Si ma Lei??? pensavo lo dicessi...
* tu vuoi sempre tutto e subito caro mio...non è ancora il momento di dirtelo, sappi che lei era bella e perfetta allora; oggi lo è molto di più, e potrebbe esserlo ancora di più se volesse; ha tempo... Comunque la puoi tenere, la copia è per te. Poi magari quando ti levi dalla testa la voglia di sapere chi è mi dici se è scritto bene e in caso, che modifiche dovrei fargli.
Nel frattempo il suono del telefono mi distrasse e non ricordo più cosa mi disse: era mia madre, dovevo andarla a prendere.
Ringraziai, Salutai e Andai.
La fortuna mi aveva fatto quest'altro regalo inaspettato, adesso stava a me rimettere insieme i pezzi e capirci qualcosa.

venerdì 6 luglio 2018

"...no, la terza no! "

[n.18]
Si era rifatto male, perchè fondamentalmente è un testardo. Io non ero stato in paese in quei giorni, e mi ero promesso di andarlo a trovare a casa il giorno dopo in cui sarei rientrato. Rientrai giovedì sera; era tardi e non lo trovai seduto al bar con gli altri; mi dissero che era stato con loro ma che si era ritirato; aveva le stampelle e il ginocchio gonfio: io pensavo non uscisse, almeno però aveva avuto l'accortezza di non fare nottata...
La nostra serata, invece, si trascinò fino a tardi; c'erano dei ragazzi che venivano dal belgio e che si erano fermati casualmente a cerami e la serata fu condita da continui tentativi di dialogo in un misto di lingue francese e inglese improbabili, e tanta birra.
Quando poi andarono via tutti e restammo 4 intimi, i ragazzi cominciarono a uscire fuori cose da mangiare stile scampagnata: li avevano presi il giorno prima, io non  ne sapevo nulla; allora decisi di andare a prendere un po di pane, erano le 3 del mattino, l'avrei trovato caldo caldo; prendo la macchina e scendo al panificio di un amico, andare sul sicuro a quell'ora è un obbligo; prima di scendere dalla macchina però, vedo un riflesso strano dalla chiesa sottostante, e siccome la curiosità non mi manca mai, piuttosto che scendere per il pane, rimetto in modo e mi dirigo verso la chiesa; lì, l'assurdo:
* ma che cazzo fai qui, a quest'ora, solo, con quella palla al posto del ginocchio???? che cazzo fai????
# wow, che accoglienza garbata!
* tu sei un C R E T I N O
# si ok, lo sapevo, e finalmente ci sei arrivato anche tu. Ora dimmi una cosa: se ti dovessi trovare a scegliere 2 magliette, di cui, di una sai tutte le caratteristiche e l'hai già provata e a tuo giudizio non ti sta male, e dell'altra sai poco e nulla, quale scegli???
* penso quella di cui so tutto...ma perchè???
# e se ti porti dietro me, e ti dico che quella che hai indossato, bella per quanto può essere, non è del tuo stile??
* ne posso tenere conto, ma sai che sono testardo e deciso, se mi sta bene la prendo...poi magari evito di metterla quando ci sei tu ahahahah...ma cosa cazzo c'entra???
# ascoltaaaaa... muto: e se ti dicessi che non mi piace neanche la seconda maglietta???e che era molto meglio di queste due quella che hai provato in quel negozio qualche mese fa e che poi non hai voluto prendere perchè forse costava qualche euro in più, ma ti faceva più elegante???
* minchia tu no stai bene; a quest'ora che cazzo di problemi hai???? ma che cazzo hai fatto stasera??? non lo so quale scelgo, no lo so, non lo soooo!!! i tuoi buoni motivi ci hanno preso sempre, è vero...ma non saprei scegliere credimi...
# ok...sono stato con lei. Ci sono 2 o 3 cose di lei che non capisco; anzi, forse meglio dire che non accetto. Perchè il suo essere così com'è, il suo porsi a me così com'è va a cozzare maledettamente con quelle 2 o 3 cose con cui ogni tanto se ne esce. E' come quando a riva, costruisci il tuo castello di sabbia sfruttando la calma del mare, e poi in un amen, un'onda anomala si porta via tutto; capisci???
Il fatto però sai qual'è?? che ragionando, le caratteristiche che vanno oltre, non sono quelle 2 o 3 che io non concepisco; per il contesto, queste dovrebbero essere nella norma; è tutto il resto, tutto ciò che è lei, tutto ciò che mi ha colpito di lei, tutto ciò che vedo perfetto in lei, che è fuori dal normale contesto...cazzo. E' un discorso che probabilmente non capisci perchè non sai chi è, e probabilmente non lo capiresti ugualmente, perchè prima dovresti un po conoscerla bene; E forse in tutto questo, quello sbagliato sono io, per tanti e svariati motivi, uno su tutti, non riuscire sempre a contestualizzarla. Porca merda.
E poi, secondo te, come fa ogni volta a prendermi sempre; può un' espressione del viso scioglierti così??? possono dei discorsi, che poi alla fine sono normali, prenderti così??? può una cosa impossibile fotterti così???
E se quella seconda maglietta fosse un'altra delusione???  non ci posso pensare...non ci voglio pensare...il castello crollerebbe, significa che le fondamenta che gli ho posto alla base erano una merda, in pratica avrei fallito sull'unico obiettivo che mi ero posto...
E se trovasse una terza maglietta??? noooo...la terza no.
Buonanotte....
Non mi diede neanche il tempo di rispondergli, andò via come uno storpio, con la voce tremante e con gli occhi lucidi; mai lo avevo visto così; aveva una qualche sofferenza, come se sapesse già il finale, e le risposte a tutte le domande che aveva fatto.
Deve tenerci troppo a sta ragazza.

mercoledì 4 luglio 2018

stasera così

Bella l'idea di scrivere.
Bella l'idea di scrivere di me.
Bella l'idea di scrivere una sorta di racconto, un piccolo "libro" che parla di una storia mia, che sento mia, che vivo io e che mia soltanto può essere.
Bello tutto per carità, ma poi, cosa resta??
Resta la bellezza delle parole, la bellezza dei ricordi, la bellezza delle idee; la bellezza di aver vissuto un qualcosa in prima persona;
In serate come questa, è la razionalità a giocare e a farla da padrona; è il 4 Luglio 2018, sono da poco passate le 3 del mattino; dovrei mettermi a letto, in effetti si, mi sono alzato quasi 21 ore fa e non mi sono più fermato; potrei sembrare stanco, in realtà mi sento lucido come poche altre volta davanti a questa tastiera. E' vero, ho scritto tanto, ho scritto a tanti. Ho scritto per essere letto nel presente, ho scritto per mettere ordine nel passato, ho scritto al futuro che non esiste ancora. Ho scritto per sentirmi meno solo, ho scritto pensando che additare pubblicamente la solitudine potesse servire a cacciarla. Ho scritto perché ho scoperto che questo non è possibile, ma che scrivere aiuta a trovare qualcuno, come te, impegnato nella stessa impresa di Sisifo.
Ho scritto perchè forse è l'unico modo per comunicare a qualcuno cosa ho in testa, di buono, di brutto, di propositivo; perchè magari non ho a disposizione qualcuno di reale a cui parlare, un istante, in un qualsiasi momento, di quello che mi passa per la testa, perchè forse è più importante parlare di eyeliner o di Cristiano Ronaldo che va alla Juventus o dell'inter miracolata o paraculata o cose del genere.
Ho scritto forse semplicemente perchè mi andava di scrivere a qualcuno, forse perchè sono cresciuto col mito delle lettere, col mito della scrittura.
E stasera, adesso, mi va di scrivere; un pensiero, su di me, su come, lucidamente mi vedo: mi sento un continuo alternarsi di "oh porca merda, è successo di nuovo, ma cazzo sempre qua succede???"  di "ma a me chi cazzo me l'ha fatto fare" e di "io te l'avevo detto".
Scrivo perchè forse voglio semplicemente salvarmi da questa continua, ripetuta e sempre presente alternanza, perchè forse, scrivendo, riesco a metterci un freno.
Ho scritto per trovare posto in un mondo parallelo, a mia misura, perchè dal vivo, la vita del sognatore sbatte e si frantuma con quella reale, e allora mi serve un'altra dimensione.
Ho scritto per cantare le gesta di qualcuno, ho scritto per dimostrare quanto di bello possa esserci nelle persone, quanto sia bello potersi innamorare di qualche persona; è l'ho fatto affinchè tutto potesse restare qui, fermo, immobile, accessibile, spiegabile, in modo che qualcuno potesse riconoscersi, magari redimersi; ho scritto perchè sono un buono, e lontano da qui, o meglio fuori da qui, ho sempre sbattuto la testa; perchè la realtà è diversa da come l'ho sempre immaginata e presentata qui. E in qualsiasi campo, in qualsiasi situazione, qualsiasi volta, in qualsiasi momento, in qualsiasi storia, d'amore, d'amicizia, di lavoro, di gioco, il leitmotiv o il trait d'union è sempre, inesorabilmente, lo stesso: " chi me l'ha fatto fare? "
Tutto è andato via, prima o dopo. Tanto andrà via, tranne questo posto. In questi anni di scrittura è sempre stato qui, ogni volta che ho sentito l’urgenza di vedere i miei pensieri prendere forma di lettera; ho scoperto che appartengo a questo spazio tanto quanto lo posseggo. L'ho costruito come tetto contro le intemperie della vita, gli ho dato forma come ad una lastra di marmo che riceve paziente la sofferenza dello scalpello; è stato il tempio che celebra il trionfo e l’orecchio che accoglie la supplica senza giudicare. Qui l'insegnamento che dentro ogni vittoria s’è nascosta una sconfitta armata solo di pugnale avvelenato. Questo mio spazio, mi ricorda i nomi dei Laocoonte giustiziati perché osarono frapporsi fra me e i miei cavalli di Troia. Mi ricorda che di questi i più pericolosi non celavano invasori, ma le mie inquietudini come in un vaso di Pandora. 
Ho scritto. Scriverò.
Per quanto possa sforzarmi di dare il mio 100 fuori da qua, nessuno saprà coglierlo, ma tutti sapranno approfittarne; tutti, nessuno e nessuna esclusi.
E allora resto qua, questa forse è la mia reale dimensione; 
o semplicemente il mio unico me resterà qua perchè questo spazio non lo prenderà mai in giro.










domenica 1 luglio 2018

la "veemenza degli opposti"

[n.17]
Ieri era stata una giornata massacrante: il primo caldo estivo, giusto appena a ridosso di Luglio; cibo birra e vino a volontà; fumo e terra nell'aria; tutti super-indaffarati e pochissimi attimi a stare seduti. Era ormai mezzanotte e la "festa" era finita; ci trovavamo ormai tutti seduti sulla solita scalinata che ormai ci faceva da "casa" nell'ultimo periodo. Lui era seduto davanti a me, qualche gradino sotto. Lo avevo visto felice oggi, in realtà lo eravamo tutti, ma lui aveva qualcosa in più rispetto agli ultimi giorni. Ad un certo punto, prende il telefono e apre whatsapp; probabilmente aveva dimenticato che ci fossi io dietro di lui, o probabilmente ne era cosciente, fatto sta che cominciò a scorrere nella rubrica fino alla V...io non riuscì ad evitare di guardare, e in cuor mio sperai di arrivare dritto al sodo, così, come quando in un pieno giorno di estate arriva un tuono e scoppia il temporale. Non fu così però...il dito si fermò sul nome della sua migliore amica che aveva tra l'altro fatto il compleanno lo stesso giorno. Pensai che non mi dovesse interessare questa "conversazione", ma ero troppo stanco per alzarmi e spostarmi da la, e poi, sinceramente, speravo in qualche parola interessante, e quindi rimasi la, cercando di captare qualcosa. Beh, non avevo nemmeno le giuste forze mentali per ricordarmi tutto e per ricordarmi di poter fare qualche foto a ciò che potevo vedere. Ricordo però qualcosa che lui scrisse, e tra questo qualcosa, ci furono alcune parole interessanti; traspariva un po di dispiacere per non essere riuscito, data la giornata di festa e bagordi qui al paesino, a vederla e a farle gli auguri di presenza nonostante fosse qui; ma allo stesso tempo si rimandavano appuntamento ad agosto, per un matrimonio che avrebbero avuto insieme, ma questa è tutta un'altra storia. Di interessante al fine delle mie ricerche ricordo però bene alcune cose che lui le scrisse: le scrisse che era stata una giornata piena di cibo, di parole, e di "una di quelle cose che tanto mi piacciono guardare"; che la prima persona estranea con cui aveva scambiato parole la mattina appena uscito da casa sarebbe stata con molta probabilità l'ultima persona estranea da cui avrebbe sentito qualche parola prima di ritirarsi a casa fra un po; che aveva visto "i famosi opposti manifestarsi in tutta la loro veemenza, dal passo delicato e sbarazzino alla postura da camionista seduto in pausa pranzo alle movenze da ballo classico ceramese che a me difficilmente piacerà mai, dalla risata forzata tipo presa in giro a quella bella e meravigliosa con l'accenno a mordersi la lingua"; aveva visto i discorsi stupidi trasformarsi in un attimo in discorsi seri con vista sul futuro, aveva visto la capacità di trasformazione rapida di una pelle stanca, calda e col sapore di un'intera giornata all'aperto tra sole polvere e fumo coperta da qualche colore discutibile, in una pelle fresca profumata riposata e bella come poi del resto è sempre stata, e nascosta dalla solita eleganza fatta spesso di cose semplici.
Era molto lungo il messaggio, e sinceramente sono più che sicuro di essermi perso qualcosa. Ricordo di aver letto che forse stasera avrebbe preso la medicina che tanto lo fa stare tranquillo, ma "forse però, perchè il caso ultimamente su certe cose mi sta accanto, su certe cose, forse quelle che vorrei davvero, mi lascia un po stare".
Inviò il suo messaggio e rimase lì, come se niente fosse, senza ricordarsi di me alle sue spalle. Restammo seduti lì ancora per una buona mezz'oretta, e lui fissava spesso il suo telefono, nell'attesa della risposta o chi lo sa, di qualche altra cosa, ma nessuna notifica, nessuna notizia.
Andammo via tutti insieme, e la mia curiosità mi spinse a passare sotto casa sua: lo beccai mentre rientrava, nessuna sorpresa quindi.
Ancora oggi, mentre scrivo queste altre 4 righe, al di la dei soliti dubbi su tutti quei "famosi opposti" non riesco a spiegarmi cosa potesse essere questa medicina a cui faceva riferimento alla fine del messaggio: rientrò a casa e quindi non posso pensare altro che si tratti di qualcosa di serio, mi dispiacerebbe scoprire che usa qualche calmante o qualche altro farmaco per non so cosa, gli chiederò.
A meno che...