domenica 14 ottobre 2018

5-idrossitriptamina (5-HT)

[n.30]
"...e così finì che alla fine ci allontanammo.
Quando eravamo vicini già ne avevo il presentimento, quando la salutai quell'ultima sera cominciai a farmene una ragione, e poi piano piano divenne tutto realtà, si, proprio quella realtà a cui fui invitato a tornare più spesso. Il nostro allontanarsi fu tutto un insieme di cose: la sua routine e i suoi impegni, lo studio, i libri, gli allenamenti; io, beh, io vivevo alla giornata, nessuna routine, anzi, speravo ogni giorno di poterne ricominciare a vivere una.
Le nostre auto, che avevo sempre immaginato correre allineate in due rette parallele vicine tra di loro, cominciarono a distanziarsi. E non era questione di strade diversamente tortuose, o di fondo stradale sfalsato, o di carburante diverso, o di modo di guida differente.
Nulla di tragico in realtà: due teste dure che fanno un piccolo crash e che non si preoccupano di dare l'unico piccolo punto di sutura che serve al ripristino del sistema. Piccoli silenzi e piccole incomprensioni; una sorta quasi di incapacità di fermarsi e tornare sui propri passi, una poca voglia di abbattere quel piccolo muro che giorno dopo giorno si è costruito e che con molta probabilità dava un po fastidio a entrambi. E' così che piano piano si finisce un po: il tempo scorre e crea un qualcosa che se non si blocca subito poi pian piano diventa molto difficile da abbattere. L'acqua che scorre, col tempo erode i fianchi del suo letto, erode la roccia, si crea una strada tutta sua, modifica i contorni sinuosi della terra creandone altri. Ritornare alla forma originale, più passa il tempo, più diventa impossibile.
Non siamo mai stati innamorati io e lei. O meglio, lei penso proprio di no; lei era la realista dei due, quella che difficilmente non stava con i piedi per terra; io, io ero il sognatore; questo era il contrappasso dell'età. Me ne innamorai la prima volta che la vidi, ed ogni volta che la vedevo me ne innamoravo ogni volta di più, pur sapendo che sarebbe stato impossibile andare oltre; un sognatore realista, e consapevole; ecco quello che sono sempre stato io. Io sono stato il suo angelo custode, la ringhiera che la sosteneva quando aveva paura di cadere nel vuoto; lei la fiamma con cui mi scaldavo quando avevo freddo, la casa in cui mi rifugiavo nei giorni di pioggia, la sigaretta che curava il mio nervosismo, il letto su cui mi sdraiavo quando avevo sonno, la mia serotonina. Si, questo era.
Avere a che fare con lei non era per niente facile, e lei, pur nel suo essere per certi versi ancora acerba, ne era consapevole. Era un mix di tuoni fulmini e cielo azzurro e aveva un qualcosa di nascosto che non riuscì a capire in tempo; e la cosa bella era che tutto questo a me piaceva. Era fottutamente interessante, un mondo ancora molto piccolo, ma per decifrarlo non bastavano i miei anni. Io ero innamorato di tutto questo; e pure dei suoi dettagli, del suo odore, della sua infinita collezione di orecchini, dei suoi capelli, delle sue labbra, del suo stile, dei suoi occhiali da studio e delle sue mille sfaccettature, ma penso di essere già stato chiaro in precedenza su tutto questo.
Ci allontanammo, è vero. Ma è anche vero che lei da me non si scostò mai nemmeno di un centimetro. Era con me quando chiudevo a chiave la porta di casa; era con me quando frugavo nei piccoli portaoggetto della mia macchina; era nei tre muri della mia camera, era sul mio polso destro; bussava costantemente alla porta dei miei pensieri quando questi già cominciavano ad immaginare lidi leggermente più lontani; si, esattamente; bussava, io aprivo e lei comandava.
Rimasi per giorni e giorni con la speranza di rivederla, di risentirla, di riascoltarla. Ma per diversi motivi non spinsi più sull'acceleratore:
1) lo avevo sempre fatto e non mi andava di essere così ripetitivo sempre;
2) in cuor mio speravo che lei se lo ricordasse e ri-succedesse tutto in automatico
3) non volevo sembrargli invadente;
4) non volevo minimamente danneggiare quel pezzo di vetro che immaginavo lei aveva frapposto tra noi, anche se, con tutta la sincerità di questo mondo, io ci avrei piazzato una tenda davanti la sua porta e sarei rimasto li notte e giorno...
5) in cuor mio speravo che anche lei fosse nella mia stessa situazione, e che bastasse semplicemente un pretesto, una casualità a ristabilire il tutto.
Avevo un disperato bisogno della mia serotonina."




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