giovedì 4 giugno 2009

un Grazie particolare...

Il 31 Maggio è stata giornata di ritiri nel mondo del calcio, ma quello per me più importante è avvenuto allo stadio Olimpico di Torino, dove a lasciare il calcio giocato è stato Pavel Nedved.
Nato a Cheb (Rep. Ceca) il 30 Agosto 1972, Pavel arriva in Italia nel 1996, acquistato dalla Lazio. Nel 2001 viene acquistato dalla Juve, per sostituire Zidane...
Sarà stato per l'ombra di Zizou, per la forte pressione della grande squadra, ma inizialmente Pavel a Torino stentava a decollare; ma dopo il suo primo goal bianconero (di testa contro il Perugia) ha cominciato a regalarci goal, prodezze, vittorie, culminati con la vittoria del Pallone d'Oro nel 2003, dopo un'annata strepitosa, in cui ha portato la Juve sulla vetta d'Italia ed in finale di Champions League...purtroppo per noi juventini ma soprattutto per Lui, quella finale l'abbiam persa, ed è stato questo l'unico cruccio della sua carriera soprattutto perchè lui quella finale non l'ha potuta giocare...(la sua immagine dove piange in ginocchio davanti l'arbitro che lo ammonisce nei minuti di recupero della semifinale a risultato ormai acquisito dimostra quanto tenesse a questo trofeo o quantomeno a giocarselo da protagonista)...
Pavel era arrivato a Torino con l'obiettivo di farci dimenticare Zidane, c'è riuscito...anzi, adesso sarà dura rimpiazzare Lui nei nostri cuori...
E' andato in B, ha sudato in B, perchè voleva tornare grande in europa con la Juve, e anche se alla fine non ha vinto la Champions, in Europa c'è tornato, a dimostrazione che l'impegno porta sempre risultati...
Ecco un passo del libro "Pavel Nedved Pallone d'Oro":
Torino sembra proprio essere la città adatta a chi, come lui, ha regole ferree di vita:" Per me esiste il calcio e la mia famiglia. Non ho bisogno d' altro. A Roma vivevo fuori città, a Torino pure. Sono un cultore del lavoro, anche in vacanza cerco di organizzarmi in modo da poter mantenere la forma fisica che mi serve al momento in cui ritorno a l lavoro ". Terminati gli allenamenti, le partite e i ritiri, Pavel si dedica a 360° alla sua famiglia, alla moglie Ivana e ai due figli Ivana e Pavel :" Abbiamo deciso di chiamarli così perché quando noi non ci saremo più, esisteranno ancora un Pavel e una Ivana che si amano ". Un pensiero profondo, speciale, per un ragazzo nato e cresciuto a Cheb, venti minuti in auto dal paese dove viveva il suo grande amore, Ivana " Ci siamo conosciuti quando io avevo 15 anni e lei 13. Veniva a Cheb a trovare sua nonna, prima c' è stata amicizia, poi è scoppiato l 'amore. Ci siamo sposati prestissimo, avevo 21 anni ", racconta con un volto che lascia trasparire una dolcezza che in altre occasioni viene ben mascherata da uno sguardo a volte addirittura severo. Soprattutto quando parla del calcio, uno sport, un gioco, ma anche una professione, che Pavel ha sempre preso con grande serietà:" Sento addosso una grande responsabilità, fin da piccolo stavo male quando perdevo una partita, avevo e ho sempre una grande voglia di migliorarmi. Sono una persona che ama prendere sul serio tutto quello che fa, mi capitava già da ragazzino e non solo in campo sportivo. Ora poi, che sono alla Juventus, sono emozionato e onorato. So che la mia gente si aspetta molto da me e io non voglio certo deluderla ". Il popolo ceco lo considera un vero idolo, l' emblema di una Nazione e di una Nazionale, di cui è capitano, che ha avuto il grande merito di metterlo in " vetrina ":" Devo tanto alla mia Nazionale, perché mi ha permesso di mettermi in mostra a livello europeo e di arrivare fino qui ". Il ragazzo di Cheb, quello che si allenava con il padre per imparare a tirare in porta, è diventato uno dei centrocampisti più forti del mondo e gli insegnamenti di papà gli sono tornati utili. Il vizio del gol, soprattutto con tiri da lontano, è proprio una delle sue caratteristiche. Luciano Moggi non gli ha risparmiato una battuta spiritosa:" L' abbiamo comprato, così almeno la smetterà di farci gol! ". Una predisposizione nata quando Nedved era il più piccolo dei suoi compagni di squadra e per aggirare l' ostacolo provava a segnare da fuori area:" Mio padre, e poi il mio primo allenatore, mi mettevano i palloni tutti intorno alla linea dell' area di rigore e da lì provavo a tirare ". Ottimo allenamento, basta vedere i risultati! Il successo, però, secondo Pavel non si può conquistare facendo tutto da sè. Sopra le vicende umane c' è Dio, presente e vicino a noi:" Sono molto religioso, cattolico. Ricordo che quando ero piccolo i miei genitori non avevano il coraggio di portarmi in chiesa, dato che non era consentito dal nostro regime, ma lo facevano i miei nonni, di nascosto. Sono cresciuto con questo credo, che non ho mai abbandonato. Prima di entrare in campo, ad esempio, e anche all' uscita, ringrazio sempre e comunque Dio con il segno della croce ".
Questo è Pavel Nedved, un campione sul campo, un professionista sul lavoro, un normalissimo uomo fuori, senza desideri di divismo.
Mi dispiace quando ascolto persone che lo criticano, che lo odiano, sono sempre quelle persone che per me alla fine non esistono, quelle persone che amano calciatori-divi che badano più al portafogli piuttosto che al pallone.
Per noi Juventini Pavel è stato, è e sarà la Storia della Juve!!!!!!!
Grazie di tutto PAVEL!!!!!!




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