martedì 10 luglio 2018

i "tre inizi"

[n.19]
Mi ero promesso di andare a fargli visita a casa, il rispetto di un amico viene prima di tutto, e se lo meritava. Quella sera il modo in cui se n'era andato mi aveva lasciato con l'amaro in bocca, e per di più, l'indomani, venerdì, non avevo avuto l'occasione di rivederlo, per cui decisi di andarlo a trovare sabato pomeriggio. Mi presentai a casa sua con un bel vassoio di cannoli alla ricotta, almeno così ero sicuro di strappargli un gran bel sorriso. Mi raccontò un po come si era fatto male, con molta lucidità, come sempre del resto, mi fece capire che era tutta colpa sua perchè nonostante sapesse che forzando un po si sarebbe nuovamente fatto male, luì, forzò la mano ugualmente, "ma furono tanti i motivi e poi ne avevo troppa voglia" mi disse. Lo ammiravo per questa sua capacità di essere sempre lucido, in ogni cosa; magari qualche volta converrebbe non esserlo, converrebbe essere istintivi o comunque poco razionali, ma lui in questi ultimi anni ha sposato questo modo di fare e nonostante avesse avuto nel tempo qualche rimorso, si comportava sempre seguendo questa linea.
*Ti ricordi qualche settimana fa, quando ti dissi che avevo in mente di scrivere un qualcosa, un racconto, una storia divisa in 27 capitoli, in cui racconto un po quello che sto vivendo??
Stavamo guardando e commentando un po le foto che aveva appese in camera e se ne usci un po a sorpresa e un po fuori-luogo, con questa domanda. Risposi "Si certo. Ricordo che mi avevi anche fatto leggere un piccolo pezzo che però non sapevi come inserire..."
* Si si...bene. Sai, ho già scritto tanto, mi manca poco per arrivare al "capitolo 20"; mi ci sto impegnando, la fonte mi ispira bene nonostante tutto. Adesso ti faccio leggere il primo capitolo; ne avevo stampato 2 copie, te l'avrei dato una di queste sere...sfrutto così l'occasione che sei qui, e te lo do adesso. Devo ancora preparare una piccola introduzione al racconto, ma credo sia normale che questa venga partorita a lavoro finito. Tieni leggilo. Il racconto comincia così:
"Certe storie succedono davvero. Certi momenti si vivono davvero. Questo è il racconto più assurdo e bizzarro che forse sia mai stato raccontato, assurdo e bizzarro come potrebbe essere il rapporto tra due persone che rappresentano due mondi opposti e che nella realtà si potrebbero incontrare solo se girando di fretta l'angolo della strada, e con direzioni opposte, andrebbero a sbattere l'una contro l'altro.
Tutto ebbe inizio anni fa, e di per sè questo è il punto più assurdo. Tutto ebbe inizio una sera d'estate, il 16 Luglio 2015 per essere precisi. Una sera di quelle passate a fare baldoria, con gli equilibri psico-fisici alterati dal cibo e dall'alcool; una serata ad oltrepassare i limiti, come è giusto che sia quando il tuo compagno di banco delle medie, del liceo e coinquilino negli anni universitari si sposa. Una serata di quelle che hai vissuto anni prima e che è sempre un piacere rivivere; una serata di quelle in cui se riesci un attimo a stare fermo e riesci a fissare una qualsiasi forma di orizzonte, lo vedi obliquo, sfuocato, scolorito. Per essere ancora più precisi, tutto iniziò con un like su instagram, un banalissimo like in effetti; un like arrivato, però, dopo le 3 del mattino, quell'orario quando un piccolo briciolo di lucidità comincia a fare a spallate con gli equilibri alterati per riprendersi il posto che gli spetta. Da quel like, inaspettato come un 30 e lode all'esame di genetica, in un amen la situazione precipitò; partì un messaggio, inutile, e forse anche stupido; ma ancor più inaspettata, come la neve in estate, arrivò la risposta. Da quella sera, non è assurdo dire che si creò una specie di rapporto; un rapporto che non era niente in realtà, un semplice scambio di battute ogni tanto, un rapporto che non doveva essere niente perchè era niente realmente. Tant'è che passarono un paio d'anni e tutt'ora non ricordo assolutamente nulla in merito. In questi anni ciascuno di noi ha avuto il suo da fare, le sue storie...ah, le storie, forse l'unico punto di unione: ritrovarci, una sera, seduti di fronte su due panchine, lei col suo ragazzo, io con una crépe e con accanto una che in fondo non è stata mai la mia ragazza. Vedi le casualità a volte che scherzi ti fanno, soprattutto quando vai a ritroso nel tempo e osservi bene ciò che prima non avevi neppure guardato...
Forse la mia capacità di rimuovere le cose, ha fatto si che insieme a quella mia pseudo-storia rimuovessi tutto ciò che mi è accaduto in quel periodo, come se fossi andato dal parrucchiere per farmi tagliare i capelli, e lui m'avesse tagliato capelli e testa. Ho rimosso tutto il contorno, e ho un vuoto. Non ricordo il come e il perchè, non ricordo come sono arrivato al punto di ricevere una foto, un selfie, di una ragazza bellissima, vestita di una maglia nera e luccicante, con una mano sotto il mento e i capelli legati con una coda che pendeva a destra. Non ricordo come l'assurdo si sia potuto manifestare così. Non ricordo il legame con quel messaggio e questa foto; adesso posso ammettere che quello probabilmente sia stato il secondo inizio di questa storia assurda e bizzarra; so solo che è sempre stato un mio pallino lei, e forse la spiegazione è che quel like è stato come una scintilla che mi ha fatto accendere la sua casella nella mia testa. Non fu la prima, quella foto, e non fu neanche l'ultima: ricordo quella col maglione blu extra-large, quella con gli occhiali intenti a studiare, quella col vestito nuovo da mettere alla prima "occasione", quella col parka, quella col rossetto rosso porpora che metteva in risalto le labbra rispetto al chiaro dei capelli del viso e del maglioncino; in fin dei conti, nell'assurdità era però un rapporto normale: nessun contatto reale, eccetto qualche sporadico momento dovuto ad alcune circostanze particolari, ma tutto virtuale, come se i pianeti non si riuscissero ad allineare per dar vita a un filo logico su cui far camminare il tutto. Un "rapporto" che così, durò fino ai primi giorni di Luglio 2018: da lì, il terzo inizio di questa famosa storia, assurda e pazzesca perchè presenta 3 inizi senza mai aver presentato una fine. 
Era una sera calda e umida, fuori c'era un sacco di gente, la musica dal palco in piazza rimbombava fin dentro casa mia; io uscì tardi quella sera, ero stato a giocare a calcio lontano da qui, e avevo voglia di sedermi e mettere un po un freno a quella frenesia che mi aveva travolto in quel periodo. Inaspettatamente arrivò una telefonata " dove sei?? perchè non scendi va e stai qui con noi, e porta qualcosa da bere..."
A volte non hai neanche il tempo di capire bene, di organizzarti, forse nemmeno il tempo di decidere; inconsciamente una parte di te ha già scelto e non puoi fare altro che accodarti, senza chiedere perchè, senza se e senza ma. Andai. 
Lei era lì, non era da sola, ma spiccava come Venere in un pienissimo cielo stellato d'estate. Indossava un paio di scarpette bianche, shorts e una canotta scura. Ad essere sincero ricordo che aveva dei piccoli vuoti di lucidità, come se qualcuno da qualche parte avesse deciso di chiudere il cerchio nel modo opposto rispetto a quello in cui lo aveva aperto. Fu la mia poca lucidità ad aprirlo, fu la sua a chiuderlo. Passammo diverse ore a parlare, parlammo di tutto e di più, e fu proprio quello che più mi colpì di lei: la possibilità di parlare di qualsiasi cosa e la sua padronanza nel parlare di qualsiasi cosa. Era un concentrato di energia che non perdeva mai colpi; parlava parlava e non stava ferma; quella sera penso di aver conosciuto tutte le posizioni possibili mediante le quali un essere vivente può stare seduto; la sua forza e la sua voce si mescolavano con il forte odore di rosmarino, con qualche nota musicale che, sfuocata, arrivava dalla piazza e con il rumore delle auto che sfrecciavano nella strada antistante. Teneva banco come il miglior professore dell'università di Harvard e io ascoltavo e ammiravo come se fossi lo studente modello, forse anche un po il secchione di turno. Mi piaceva, e più la guardavo più capivo di aver ragione. Era tutto assurdo però. Tutto. Passava il tempo e l'umidità si trasformava in leggero fresco, ma lei quella sera era tutto ciò che si potesse desiderare: accanto a lei il fresco non si sentiva. Rideva e si mordeva la lingua; parlando a manetta ogni tanto le se asciugavano le labbra, perciò le bagnava, spesso, con la lingua. L'avrei baciata. Una, due, dieci, cento volte...ma ogni volta l'angioletto sulla spalla destra batteva sul tempo il diavoletto sulla sinistra e mi faceva ragionare. Era tutto talmente bello e talmente assurdo e fuori luogo che lo ricordo come se fosse stato un attimo fa. La sua innocenza cozzava col suo essere donna e il mio angioletto faceva continuamente a cazzotti col diavoletto. I suoi discorsi, le sue mille posizioni scomode e poco durature e i miei duelli interiori durarono a lungo, si trasferirono in macchina e continuarono fino a notte fonda, fino a quando, ahimè, dovetti lasciarla sotto casa; si perchè nell'assurdità generale, erano da molto passate le 3 del mattino, e se per me non faceva alcuna differenza, per lei era decisamente tardi. 
Non riuscì a levarmi quella serata dalla testa, non ci riesco tutt'ora. Ogni volta che torno in quel posto rivedo le stesse cose, sento gli stessi rumori, gli stessi odori, e vedo lei seduta su quel tavolo bella come il gol di Del Piero nella semifinale mondiale alla Germania. 
Soltanto una cosa rimpiango di quella sera: "ma a parte tutto, tu sei realmente innamorato di me???"  - risposi che era tutto assurdo e che non avrebbe avuto senso e quindi la risposta era NO; in realtà, erano vere le motivazioni, ma la mia vera risposta sarebbe stata SI."
Rilessi quel pezzo un paio di volte, con lui che mi guardava e aspettava qualcosa da me. La sua espressione era un misto di soddisfazione e tristezza, come se fosse felice di aver fatto qualcosa di bello ma un qualcosa che provocasse in lui malinconia. Come se fosse bello ma irreale, o forse semplicemente passato.
"Ma è tutto vero??" chiesi.
* Si; direi che è anche abbastanza completo. Tu sei stato un po con me quella sera, tu sei stato un po con me per ciascuno dei tre inizi; se riordini un po la mente, vai a ritroso e leggi bene, capirai forse quando è stato...
# Si ma Lei??? pensavo lo dicessi...
* tu vuoi sempre tutto e subito caro mio...non è ancora il momento di dirtelo, sappi che lei era bella e perfetta allora; oggi lo è molto di più, e potrebbe esserlo ancora di più se volesse; ha tempo... Comunque la puoi tenere, la copia è per te. Poi magari quando ti levi dalla testa la voglia di sapere chi è mi dici se è scritto bene e in caso, che modifiche dovrei fargli.
Nel frattempo il suono del telefono mi distrasse e non ricordo più cosa mi disse: era mia madre, dovevo andarla a prendere.
Ringraziai, Salutai e Andai.
La fortuna mi aveva fatto quest'altro regalo inaspettato, adesso stava a me rimettere insieme i pezzi e capirci qualcosa.

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