venerdì 20 luglio 2018

allucinazioni vere e realtà inventate

[n.22]
L'indomani arrivò la doccia fredda: la diagnosi degli esami al ginocchio era molto più negativa del previsto; passò diversi giorni emotivamente pessimi, e so per certo, conoscendolo, che ancora non l'ha digerita; il sabato di quella stessa settimana, appena sveglio, accessi il telefono e trovai un suo messaggio; io sarei stato lontano dal paesino per qualche giorno e sarei tornato alla base sabato pomeriggio, impegni familiari. La sorpresa non fece altro che alimentare la mia voglia di ritorno alla base:
"Hey; difficilmente scrivo a qualche amico a quest'ora della notte e ti chiedo scusa se il tuo sabato comincerà con le mie paranoie...so che tu sei ormai appassionato alla storia, e volevo confidare a te un qualcosa che forse ti aiuterà a capire altro, e allo stesso tempo aiuterà me a memorizzarlo bene in mente. I luoghi del gioiello sono come me li ha sempre descritti; il divanetto un paio di metri davanti la tv poco prima di entrare nell'angolo cucina; quadri appesi sui muri, qualche foto di famiglia; un paio di occhialini con montatura rossa poggiati su una superficie in marmo che sovrasta un piccolo muretto posto di spalle al divanetto. accanto alla tv, un caminetto ornato da qualche souvenir, uno da Atene su tutti; ho immaginato il suo odore, dal primo gradino fino all'ultimo centimetro esterno del balcone; ho immaginato di vederla muoversi con scioltezza nei suoi spazi, aprire il frigo, prendere l'acqua, i piatti, le posate, tagliarsi la solita mozzarella o qualche pomodoro; bere mentre guarda il telefono, guardare il telefono mentre azzanna con feroce dolcezza la fetta biscottata, si perchè una fetta di pane può risultare pesante da smaltire e può alterare quelle forme che io vedo perfette ma che lei vede andare oltre, ma questa è tutta un'altra storia. L'ho immaginata parlare a bocca piena, e poi accorgersene e mettere la mano davanti; deglutire con forza e spalancare gli occhi davanti a qualche stupidata culinaria vista davanti a lei; accennare la parole di qualche canzone moderna, e parlare con qualcuno li, mostrando spizzichi del suo ego, gesticolando e facendo quei suoi soliti movimenti con la testa, rapidi, per girarsi da un lato all'altro per poi ritornare ai nastri di partenza; l'ho immaginata pulirsi il muso dopo aver divorato un pezzo di carne non prima di averle tolto un pizzico di grasso; l'ho immaginata sorpresa a qualche battuta di chi porta il suo stesso sangue; l'ho immaginata alzare lo sguardo verso di me, accorgersi che il mio era già su di lei, e girarsi di botto dall'altro lato; l'ho immaginata passarmi e spassarmi accanto, sedersi accanto; ho immaginato quel suo odore, finalmente l'avevo ritrovato; ho immaginato i suoi sorrisi, quei sorrisi diversi, quelli normali che riserva a tutti, e quelli un po arrossiti, con la lingua tra i denti, che riserva solo a chi la osserva, e mi sono sentito, ancora una volta, un privilegiato. A volte tutte ste cose che ho immaginato, mi sono sembrate talmente vere che ho pensato di viverle realmente. Ma più scrollavo la testa, più tornavo qui, nella mia stanza, seduto su una sedia, gamba destra distesa e poggiata su un altra sedia con la borsa del ghiaccio sul ginocchio. Credo di avere le allucinazioni stasera. Non ricordo cosa ho fatto tutta la seconda parte del giorno, ho immaginato o ho vissuto???
Il ginocchio lo piego un po di più da oggi, posso camminare discretamente bene anche se ci vuole un bel restauro. Non dirmi nulla dopo che leggerai sto messaggio, non pensare che sono ubriaco.
Ci rivediamo domani sera, birra patatine e sei libero di dirmi ciò che vuoi. ciao!!"
"Questo e pazzo" pensai, ma assecondai la sua richiesta. Nessuna risposta...

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